Mensile di attualità, cultura e informazione professionale della Guardia di Finanza,
fondato nel 1886.
A cura
Beniamino Colagrosso* e Massimo Alfieri**
Durante
l’attività motoria il nostro corpo, per meglio reagire alla perturbazione del
suo stato di equilibrio, innesca una serie di risposte, alcune immediate che terminano
dopo lo stimolo allenante, definite “aggiustamenti”,
come l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della
temperatura corporea, ecc., altre che avvengono nel tempo, dopo ripetuti
stimoli allenanti e sono delle vere modificazioni organiche, definite “adattamenti”. Queste modificazioni fisiologiche,
di tipo funzionale, anatomico-strutturale ed enzimatico (un esempio l’ipertrofia, crescita del
volume delle cellule muscolari) determinano
un nuovo livello basale e una migliore capacità prestativa.
Quante volte ci
siamo chiesti il motivo del dolore muscolare che avviene durante o nei giorni
dopo lo svolgimento di un’attività sportiva svolta ad un’intensità medio alta?
Molto spesso, forse
per semplicità o per sentito dire, viene messo sotto accusa “l’acido lattico”.
E’ vero che il calo
del rendimento prestativo durante l’allenamento ad alta intensità avviene
soprattutto per eccessiva produzione di acido lattico, ma è altrettanto vero,
che il corpo impiega non più di due ore per smaltirlo. Quindi, i dolori che persistono per molte
ore dopo le sedute allenanti sono da attribuire alle microlesioni fibrillari
prodotte durante l’esercizio.
Diversi studi
concordano che la fatica corporea non sia dipesa solo da alterazioni funzionali
del muscolo, ma anche da fattori che riguardano la componente neuro-endocrina.
Procedendo con
ordine, l’energia per la contrazione muscolare è fornita dalla scissione di una
sostanza presente in piccole quantità nel muscolo: l’ATP (adenosina-trifosfato) che deve essere continuamente riformata. I
meccanismi energetici che lavorano in sinergia ma con percentuali diverse in
base all’intensità dello sforzo sono:
1) il sistema
aerobico, che si attiva in presenza di ossigeno, e’ lento ad entrare in azione ma puo’ mantenere il lavoro per molto tempo.
Inoltre è capace di produrre un numero elevato di molecole di ATP (38 molecole di ATP) utilizzando come fonte
energetica zuccheri e soprattutto grassi;
2) Il sistema
anaerobico, che si distingue in “alattacido”
(senza produzione di lattato) è immediato e utilizza la fosfocreatina presente
nel muscolo e “lattacido” (con
produzione di lattato) utilizza zuccheri, si attiva in assenza di ossigeno, più
veloce rispetto a quello aerobico, ma meno efficiente a produrre molecole di ATP
(2 molecole di ATP)
Vedere tabella riassuntiva dei tre sistemi energetici
TABELLA RIASSUNTIVA DEI METABOLISMI
| ||
ANAEROBICO
ALATTACIDO
|
ANAEROBICO
LATTACIDO
|
AEROBICO
|
Senza Ossigeno
|
Scarso ossigeno
|
Con ossigeno
|
Utilizza
Creatinfosfato
|
glicogeno
|
Glicogeno –
acidi grassi
|
Alta potenza
|
Media potenza
|
Bassa potenza
|
Pochi residui
|
Residui di acido
|
Nessun residuo
lattico che causi fatica
|
Da 0 a 10/15”
|
Da 10/15” a 2’30”
|
Da 2’30” in poi –
max utilizzo dopo 20’
|
Quando la richiesta energetica aumenta e il sistema
aerobico non riesce più a sostenerla, si attiva la glicolisi anaerobica,
che ha come sottoprodotto l’acido
lattico. Quest’ultimo, entro certe quantità, viene utilizzato come fonte
energetica dal sistema aerobico, ma qualora la produzione supera la capacità di
smaltimento (soglia anaerobica), questa molecola si accumula generando
inizialmente stanchezza fino ad arrivare al blocco muscolare. Ciò avviene perché l'acido lattico
diminuisce il PH intracellulare determinando l'inibizione di alcuni enzimi
della glicolisi anaerobica con conseguente riduzione della formazione di ATP. L’acido lattico prodotto viene in parte “riciclato” in glicogeno dal
fegato, una parte viene eliminata attraverso l’urina o il sudore ed una parte
distrutta.
Chi pratica sport
saltuariamente deve prestare molta attenzione quando sopraggiunge la stanchezza
derivante dall’acido lattico prodotto, perché aumenta il rischio di lesioni
muscolari.
CONSIGLI
UTILI
L’acido lattico è il fattore limitante della
glicolisi e quindi della perfomance sportiva, in quanto l’acidificazione che
produce inibisce il rilascio degli ioni calcio nei muscoli, fondamentale per
l’avvio della loro contrazione. Non esistono rimedi esogeni (esterni)
per debellarlo o contrastarne l’accumulo.
L’allenamento specifico e costante nel tempo migliora
la capacità di ritardare la sua comparsa e di velocizzare la metabolizzazione
una volta prodotto.
Alcuni sportivi, nel post allenamento, utilizzano l’aspirina sia per proteggersi dallo stress ossidativo che come
antidolorifico.
Per prevenire la sua formazione è bene bere adeguatamente prima, durante e dopo lo sforzo, per velocizzare lo smaltimento
si consiglia attività aerobica a bassa intensità e l’assunzione di magnesio e
vitamina C.
“DIVENTIAMO I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SALUTE”
*Direttore di Sanità della GdiF – Roma
**Chinesiologo – Massofisioterapista Q.G. - Roma
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