ART. PUBBLICATO sul "FINANZIERE"
Mensile di attualità, cultura e informazione professionale della Guardia di Finanza, fondato nel 1886.
Sicuramente
possediamo delle capacità innate che automaticamente intervengono
per non perdere l’equilibrio, atti motori riflessi che sono il
risultato di varie elaborazioni mentali rispetto alle informazioni
che provengono dai nostri organi di senso in relazione al mondo
esterno.
La postura è
un concetto molto complesso da proporre, in quanto identifica la
complessità dei meccanismi fisiologici che concorrono al
mantenimento della stazione eretta, di posizioni statiche e regola le
forze deputate al controllo dei movimenti.
Comunemente
il termine viene utilizzato per degli atteggiamenti abituali come
postura eretta, seduta, in ginocchio, in decubito, ecc., ma è bene
ricordare che le posture sono di numero infinito.
Infatti il
concetto moderno non si riferisce ad una semplice condizione statica,
ma ad una condizione in cui il soggetto ricerca un equilibrio
continuo rispetto all’ambiente circostante.
Senza
enunciare le numerosi definizioni coniate nel tempo per il termine
postura, proporremo quella che maggiormente la definisce:
- E’ un’interazione poli-sensoriale in cui il fine ultimo è il mantenimento della stazione eretta in opposizione alla forza di gravità, variabile in relazione degli obiettivi da perseguire e agli stimoli dell’ambiente.
Il corpo
alla continua ricerca dell’equilibrio, si serve dei muscoli
antigravitari per il mantenimento della stazione eretta, perché gli
elementi passivi quali legamenti e ossa non sono sufficienti.
L’equilibrio
che si aggiusta di continuo è costantemente condizionato dal
rapporto tra l’ampiezza della base di appoggio (piedi) e l’altezza
del baricentro corporeo dal suolo (situato vicino alla terza vertebra
lombare). Questo significa che persone alte avranno maggiori
difficoltà di stabilità e un maggior dispendio energetico nei vari
movimenti.
Il corpo
umano, obbedisce a tre leggi fondamentali:
- Qualsiasi gesto deve essere efficiente (la massima resa con il minore dispendio energetico possibile).
- Ma soprattutto la postura assunta non deve generare dolore.
Per
assolvere questi compiti, i diversi sistemi (muscolare, scheletrico,
respiratorio, ecc..) del nostro organismo operano in sinergia
continua, aiutandoci a capire quanto siano strettamente dipendenti
tra loro come un unico “sistema funzionale
globale”.
Di
conseguenza tutti i movimenti che eseguiamo in ogni istante sono il
risultato di un’interazione di più muscoli che cooperano nel
raggiungimento di un obiettivo; ecco allora che bisogna uscire dalla
logica del singolo muscolo che lavora, ma entrare in quella di “
catena cinetica”
(fig. 1) , dove
diverse catene muscolari (catene crociate, catena posteriore, ecc..),
collaborano reciprocamente. Immaginare, quindi, “tanti
anelli collegati fra loro funzionalmente”
dove l’uno influenza l’altro, ma tutti concorrono per rendere il
movimento più naturale, più economico e razionale.
Dal punto di
vista anatomico, le varie catene muscolari possono essere
interpretate come un continuum mio-fasciale
cioè muscolare e
fasciale (tessuto connettivo) dove agiscono le forze per il
trasferimento dell’energia.
Quindi ogni
atteggiamento posturale non è casuale ma è un processo di
adattamento (compenso),
che consente al corpo di muoversi e contemporaneamente rispettare le
leggi di efficacia e antalgia alla quali è sottoposto.
Spesso i
compensi che si attuano a seguito di un trauma o in presenza di
un’alterazione posturale, possono originare dolori in distretti
corporei lontani dalla causa che li ha creati. Questo succede perché
in un corpo non perfettamente equilibrato, le forze dei muscoli in
gioco nei movimenti non si sviluppano più in giusta proporzione
causando dolori da sovraccarico funzionale (muscoli e articolazioni
che lavorano di più rispetto ad altre).
Oggi
l’allenamento, lo stretching e gli esercizi terapeutici dopo
infortunio, per un recupero ottimale e per il mantenimento di un sano
equilibrio, lavorano sulla globalità e non sul singolo muscolo o
articolazione.
CONSIGLI
UTILI
Sollevamento
manuale dei carichi da terra
Sollevare
dei carichi in modo scorretto potrebbe comportare problemi alla
colonna vertebrale, come contratture o stiramenti muscolari, in casi
più gravi protrusioni o erniazioni. Allora è bene conoscere la
modalità corretta per evitare di incorrere in queste patologie.
Non importa
se stiamo sollevando una matita, un fazzoletto, una busta della spesa
o oggetti più pesanti, dobbiamo sempre rispettare queste regole:
- Piegarsi sulle gambe tenendole ben divaricate
- Mantenere la pianta del piede a terra e le braccia tese durante il gesto.
- Afferrare con presa salda l’oggetto, spingere con gli arti inferiori immaginando di allontanare la terra da noi e bilanciando la forza su entrambi gli arti inferiori.
“DIVENTIAMO I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SALUTE”
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